TERAPIA BREVE STRATEGICA

“La vita non è quella che dovrebbe essere. È quella che è.

È il modo in cui l’affronti che fa la differenza”

Virginia Satir

Terapia Breve Strategica

“Immagina di aver intrapreso un viaggio con uno zaino sulle spalle. Immagina che camminando questo diventi pesante e che ad ogni passo lo diventi sempre più. Ma all’improvviso, mentre stai camminando lungo un sentiero, cadi e ti ritrovi in un buco profondo, molto molto profondo.

Il tempo passa e inizia a fare buio, la tua vista si annebbia, e inizi a perdere il senso dell'orientamento…

Bene, qual è la prima cosa che ti chiedi? «Perché sono caduto nel buco?» oppure «Come posso fare ad uscire velocemente da questa situazione?»".

Chiedersi il «come» piuttosto che il «perché». Trovare le «soluzioni» piuttosto che le «cause». È questo ciò che contraddistingue la Terapia Breve Strategica.

LA TERAPIA BREVE STRATEGICA

L’approccio breve strategico alla terapia è un modello di intervento innovativo e inedito formulato dal grande Paul Watzlawick ed evoluto da Giorgio Nardone. Esso può essere definito come «l’arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici» che permettano alla persona, sin dalle prime sedute, di sentirsi in grado di produrre cambiamenti concreti.

Questo approccio, infatti, si differenzia del tutto dagli altri approcci terapeutici in quanto parte dal presupposto che nonostante i problemi e le sofferenze umane possano apparire complessi e possano persistere da anni, non per questo debbano richiedere soluzioni altrettanto lunghe e complicate.

L’approccio breve strategico non si pone come obiettivo primario quello di far luce sul passato, che è immutabile, ma è orientato alla soluzione di ciò che nello stato attuale genera sofferenza e quindi all’acquisizione di capacità e di autonomia che permettano di fronteggiare e risolvere i problemi. Usando le parole di Giorgio Nardone «la soluzione di un problema non è logicamente connessa con le cause passate ma con le azioni presenti che le persone mettono in atto nel tentativo di risolvere i propri problemi senza riuscirvi».

COME LAVORO

Dopo una prima indagine sul problema mi focalizzo sulle “tentate soluzioni” messe in atto dal paziente. Esse, infatti, nonostante siano attuate allo scopo di risolvere il problema stesso, diventano, irrigidendosi, tentativi fallimentari che non solo lo mantengono ma spesso lo alimentano e lo aggravano ancor di più.

Ma cosa vuol dire “tentata soluzione”?

Lasciate che vi racconti una breve storiella…

“Si narra di un mulo che ogni giorno, con il suo carico di legna, percorreva un usuale viottolo dalla fattoria a valle fino alla baita in montagna. Una mattina, questo, trovò la strada sbarrata da un grosso tronco che, caduto nella notte, ne ostruiva il passaggio. Il mulo, dopo un primo momento di smarrimento, invece che fermarsi e aggirare l’ostacolo, cominciò a spingere con la testa il grosso tronco senza però riuscire a spostarlo di un solo centimetro. Decise allora di intensificare il suo tentativo prendendo la rincorsa e dando delle forti capocciate al tronco per cercare di spostarlo, esse diventarono sempre più violente con il ripetersi dei tentativi. Capocciata dopo capocciata potete solo immaginare quale sia il finale, tutt’altro che a lieto fine, della storia”. (Nardone,1995)

Questa triste storiella mi permette di spiegare in modo semplice cosa vuol dire tentata soluzione disfunzionale. Ogni persona di fronte a un problema, solitamente, mette in atto tutta una serie di comportamenti e strategie che nel corso della vita sono risultate vincenti permettendo di arrivare con successo alla soluzione. Se capita che questi tentativi di soluzione non funzionino, allora, la persona sarà portata ad applicare un nuovo tentativo e poi un altro ancora finché non arriva alla soluzione del problema. È così che frequentemente ognuno di noi riesce a risolvere migliaia di problemi grandi o piccoli che siano.

In alcuni casi, però, può accadere di non riuscire a trovare la soluzione giusta, ci si irrigidisce (proprio come il mulo!), arrivando addirittura a peggiorare il problema. Una modalità che in passato si è dimostrata efficace può così trasformarsi in una trappola che incrementa e mantiene il malessere vissuto.

A questo punto appare chiaro il primo scopo della psicoterapia breve strategica: focalizzarsi e bloccare le tentate soluzioni disfunzionali così da rompere il circolo vizioso sottostante che queste alimentano.

Per arrivare a tale rottura si utilizzano tecniche costruite ad hoc rispetto al problema presentato in modo da produrre sin dalle prime sedute uno sblocco della situazione problematica per poi giungere alla risoluzione del problema e alla scoperta di risorse personali sconosciute.

QUAL È LA DURATA DI UN PERCORSO DI PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA?

Un percorso di psicoterapia breve strategica in genere non supera le 20 sedute. Tuttavia, essendo un intervento focale e breve, nella maggioranza dei casi i primi sostanziali miglioramenti rispetto al problema presentato si verificano già dalle prime sedute e non di rado entro le prime 10 si ha un totale sblocco del problema.

QUAL È LA FREQUENZA DELLE SEDUTE?

Nelle prime fasi di trattamento le sedute di terapia breve strategica possono essere sia a cadenza settimanale che quindicinale, ciò dipende dal tipo di problema presentato e dalle esigenze della persona stessa.

Una volta ottenuto lo sblocco del problema, e quindi un sostanziale miglioramento, le sedute vengono distanziate al fine di permettere alla persona di “camminare con le proprie gambe” sperimentando le proprie risorse e capacità nella vita di ogni giorno ed evitando che si crei un forte vincolo con la figura del terapeuta.

LA TERAPIA BREVE STRATEGICA È DAVVERO EFFICACE?

L’approccio breve strategico alla terapia è evidence based (Szapocznik et al., 2008) ed è riconosciuto come best practice per alcune importanti psicopatologie tra cui ad esempio i disturbi fobico-ossessivi, i disturbi alimentari, ecc…

Dagli studi condotti e pubblicati in Brief Strategic Therapy (Nardone G., Watzlawick P., Rowman & Littlefield Publishers Inc, MD, USA, 2004) in Comprendre et traiter la souffrance psychique (Mony Elkaim, Ed Du Seuil,2007) G. Castelnuovo, E. Molinari, G. Nardone, A. Salvini “L’efficacia della psicoterapia”, in Dizionario internazionale di psicoterapia, Garzanti 2013; seguendo i parametri internazionali per la valutazione della efficacia ed efficienza delle psicoterapie, dal gruppo di ricerca del Centro di Terapia Strategica di Arezzo (che annovera 138 Centri affiliati), nell’arco di 10 anni su un campione di 3.640 casi trattati, comprendente le varie patologie psicologiche, ben 86% con punte del 95% dei casi è stato risolto, mediante un trattamento di durata media pari a sole 7 sedute. Tutto questo senza l’uso di alcun tipo di farmaci.

DI SEGUITO, UNA BREVE SINTESI DEI RISULTATI DI EFFICACIA DEI VARI PROTOCOLLI DI TRATTAMENTO (NARDONE, BALBI, 2008):

(% DEI CASI)

    95%

    DISTURBI FOBICI E ANSIOSI

    89%

    DISTURBI OSSESSIVI E OSSESSIVO-COMPULSIVI

    83%

    DISORDINI ALIMENTARI

    91%

    DISFUNZIONI SESSUALI


    82%

    DISTURBI DELL’UMORE

    82%

    DISTURBI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

    80%

    DISTURBI LEGATI ALLA DIPENDENZA DA INTERNET

    77%

    PRESUNTE PSICOSI, DISTURBO BORDERLINE E DI PERSONALITÀ