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IL PASSATO CHE INTRAPPOLA: IL DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS

disturbo post traumatico

Alcuni eventi sono talmente forti da sostenere da creare una netta demarcazione tra ciò che è stato e tra ciò che sarà. Quando la persona diventa prigioniera del passato, che vive costantemente nel presente, sentimenti quali dolore e rabbia pervadono la mente assieme a pensieri, immagini e flashback dell’evento traumatico che spesso appaiono in maniera improvvisa portando con se sensazioni negative.

 

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress

La parola “trauma” (in latino vulnus, cioè “ferita”) è molto spesso usata nel linguaggio quotidiano per far riferimento ad un esperienza dolorosa che la persona vive o ha vissuto; esperienza che lascia, sia a livello fisico che psichico, un segno profondo e duraturo. Calamità, terremoti, sciagure, incidenti, ma non solo essere vittima o assistere a violenze fisiche o sessuali, o ancora subire un lutto improvviso sono eventi talmente forti da creare una netta demarcazione tra ciò che è stato e tra ciò che sarà. Nonostante il nostro corpo e la nostra mente per natura siano attrezzate a reagire agli stress estremi che tali situazioni scatenano, alle volte, accade che il dolore prevalga provocando effetti contrastanti soprattutto in relazione alle circostanze e alle persone che vivono l’evento traumatico stesso.

Quando il trauma si fissa nella mente di chi l’ha vissuto invalidando lo svolgersi della vita possiamo parlare di disturbo post traumatico da stress.

In particolare la persona diventa prigioniera del passato che vive costantemente nel presente; sentimenti quali dolore e rabbia pervadono la mente assieme a pensieri, immagini e flashback dell’evento traumatico che spesso appaiono in maniera improvvisa portando con sé sensazioni negative (angoscia, ansia, paura,…).

Nello specifico secondo le linee guida del DSM-IV-TR il disturbo post-traumatico da stress si presenta secondo i seguenti parametri:

 

A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti:

  • ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri;
  • la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore.

Nota: Nei bambini questo può essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato.

 

B. L’evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi:

  • ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni.

Nota: Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti il trauma.

  • sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento.

Nota: Nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile.

  • agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione).

Nota: Nei bambini piccoli possono manifestarsi rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma.

  • disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico
  • reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico.

 

C. Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non presenti prima del trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

  • sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma
  • sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma
  • incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma
  • riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative
  • sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri
  • affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore)
  • sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli o una normale durata della vita).

 

D. Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come indicato da almeno due dei seguenti elementi:

  • difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno
  • irritabilità o scoppi di collera
  • difficoltà a concentrarsi
  • ipervigilanza
  • esagerate risposte di allarme

 

E. La durata del disturbo (sintomi ai Criteri B, C e D) è superiore a 1 mese.

F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

Specificare se: Acuto: se la durata dei sintomi è inferiore a 3 mesi; Cronico: se la durata dei sintomi è 3 mesi o più; A esordio ritardato: se l’esordio dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo l’evento stressante.

 

MA COSA FA LA PERSONA QUANDO IL PASSATO INVADE IL PRESENTE?

La persona vittima di un trauma solitamente mette in atto una serie di strategie, che possono essere scelte sia in maniera razionale o spontanea, che però rivelandosi disfunzionali non fa

nno altro che riportare alla mente il ricordo dell’evento.

In particolare dopo aver vissuto l’esperienza traumatica, la persona, sentendosi vulnerabile, inizia a mettere in atto un costante tentativo di controllare i propri pensieri con l’intento di cancellare il trauma vissuto, ma il cercare di non pensare o di dimenticare tenendo sotto controllo tutte le sensazioni negative finisce per legare sempre più la persona al trauma, dal momento che “pensare di non pensare è già pensare”.

Sempre nel tentativo scacciare il trauma dalla memoria alcune persone cominciano ad evitare tutte quelle situazioni potenzialmente collegate con l’evento traumatico; l’effetto di ogni evitamento è però quello di costruire una serie progressiva di evitamenti che imprimono sempre più il trauma nella memoria e che portano poi alla conferma della pericolosità di situazioni che in realtà non sono affatto connesse ad esso.

Una volta innescato tale circolo vizioso la persona per far fronte alla situazione può chiedere costante rassicurazione o aiuto agli altri. Gli altri possono essere coinvolti nel tentativo di ricevere una spiegazione a quanto accaduto o per cercare di dargli un senso (meccanismo della “creazione del senso”: Perché è accaduto?, Perché proprio a me?”…), ma questo spesso porta ad ingabbiarsi in un susseguirsi di domande-risposte che finiscono solo per danneggiare la persona stessa e l’intero sistema in cui vive.

ANCHE SE…

non è semplice lasciarsi andare al dolore, alla rabbia e ai ricordi legati al trauma è comunque indispensabile farlo per superare un’esperienza traumatica. L’approccio strategico breve grazie alla costruzione di un protocollo specifico lavora proprio sulle modalità di reazione fallimentari, con l’intento di rompere il circolo vizioso, ricollocando il passato nel passato, così da permettere alla persona di andare avanti e di riappropriarsi del proprio futuro.

“Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti là dove sono stati spezzati” Hemingway

 

Dott.ssa Valentina Guarasci – Psicologa Versilia

 

Bibliografia:

  • Cagnoni F., Milanese R., Cambiare il passato. Superare le esperienze traumatiche con la terapia strategica. Ponte alle Grazie, 2009

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