Stress è un parola molto usata nel nostro linguaggio quotidiano per riferirsi a condizioni differenti, ad esempio: al nervosismo, al malumore, all’arrabbiatura, ecc.
Tale parola non ha di per sé nessuna connotazione negativa o positiva, indica semplicemente lo sforzo che un organismo fa per cercare di adattarsi all’ambiente in cui vive.
Ed in tal senso, potremmo dire che la nostra vita è basata proprio su questi continui aggiustamenti, che ognuno mette in atto, spesso, senza accorgersene.
Lo stress quindi fa parte della nostra vita un po’come la paura e senza di esso non potremmo vivere, perché è la spinta che ci permette di affrontare situazioni problematiche o pericolose; ma quando è eccessivo può far danni sia a livello fisico che mentale.
Esistono due tipi di stress: uno positivo e uno negativo. Quello positivo, detto anche eustress, permette esperienze costruttive e appaganti, e spinge ad investire tutte le nostre forze ed energie mentali verso il raggiungimento di un determinato obiettivo. Ad esempio quando bisogna sostenere un esame o un colloquio di lavoro o ancora quando ci si trova di fronte ad una scadenza, la pressione avvertita permette di attivarsi così da dare il massimo, e, in seguito, una volta sostenuta la prova, l’organismo ritorna alla situazione di normalità, per cui ansia, tensione e nervosismo scompaiono.
Lo stress negativo, detto anche distress, è fonte di difficoltà e sofferenze che spingono l’individuo ad assumere atteggiamenti difensivi fino a comportare, nei casi più gravi, lo sviluppo di malattie. Questo tipo di stress, che è controproducente e si manifesta con precisi sintomi fisici e psichici (es: difficoltà a concentrarsi, ad addormentarsi e a dormire, scarso appetito e dimagrimento, ecc.), comporta un abbassamento delle difese immunitarie, ed è come se l’intero organismo andasse in “riserva” di energie; il distress diventa dunque di ostacolo alla realizzazione delle sfide che ogni persona si trova ad affrontare nella vita quotidiana.
Gli agenti stressanti, detti anche stressor, sono di diverso tipo.
A livello genetico non è stato identificato un gene dello stress, ma si può parlare in qualche modo di ereditare una predisposizione allo stress e quindi una tendenza del sistema nervoso autonomo a rispondere “velocemente” agli stimoli stressanti. È importante comunque sottolineare che si parla di predisposizione e che tutti possono imparare a gestire lo stress.
A livello psicosociale le cause dello stress sono connesse a quelle pressioni che inducono, alle volte passivamente, ad adattarsi ed a uniformarsi alle aspettative, agli obiettivi e alle regole imposte da altri. Lo stress diventa nocivo quando queste aspettative non collimano con quelle individuali o quando non sono realistiche in relazione alle proprie capacità (es: dover dimostrare di essere i migliori sul lavoro oppure dover accettare atteggiamenti e opinioni di altri).
A livello psicologico la reazione individuale allo stress dipende dal significato coscio o incoscio che ognuno attribuisce agli eventi. In maniera erronea generalmente si pensa che siano gli eventi a determinare le nostre reazioni emotive, ma in realtà è come ognuno percepisce e valuta gli eventi che influenza lo sviluppo di particolari emozioni; ciò spiega perché ogni persona di fronte ad uno stesso evento può reagire in maniera differente.
A livello fisico quando si percepisce o si prevede un pericolo reale o potenziale il corpo, ma anche la mente si preparano ad affrontarlo; ciò che avviene a livello corporeo e a livello cognitivo è di grande utilità, perché permette di reagire in modo funzionale. Il problema si ha quando la persona tende a preoccuparsi eccessivamente sviluppando elevati livelli di stress, e questo non solo non aiuta ma chiaramente danneggia. Infatti se il meccanismo di stress si innesca in maniera sproporzionata rispetto alla natura e alla gravità della situazione, comporta una risposta esagerata e così si crea un perenne stato di allerta che mette a dura prova la salute fisica e mentale, ed in alcuni casi si arriva poi alla cronicizzazione.
Gli agenti stressanti sono parte integrante della vita quotidiana, per cui l’obiettivo non può essere quello di eliminarli, ma riuscire a gestirli in maniera ottimale cosicché ogni persona possa vivere al meglio sotto la spinta dello stress positivo e senza essere sopraffatto dallo stress negativo.
Il modo migliore per gestire lo stress è quello di attuare innanzitutto una chiara definizione degli obiettivi giornalieri a cui giungere riuscendo a gestire in maniera efficiente il proprio tempo.
Dal punto di vista psicologico, inoltre, è utile imparare ad avere un adeguato controllo e dunque una adeguata canalizzazione dei pensieri in modo da interpretare gli eventi in modo realistico e consapevole rispetto ad essi. Le nostre emozioni sono spesso il risultato dei pensieri e delle opinioni che si hanno degli eventi, quindi il modo in cui si percepisce e si reagisce ad un dato evento può portare a sviluppare stress.
Spesso di fronte ad un evento attivante, generalmente negativo (es: mio figlio non torna a casa), importanza assume la modalità di risposta, interpretazione realistica o irrealistica dell’evento stesso (es: si sarà fermato a parlare perdendo la cognizione del tempo, oppure sarà successo qualcosa di grave) ed è questa interpretazione che poi influenzerà lo svilupparsi dello stato emotivo, (quindi se si pensa che sta facendo tardi non perché è capitato qualcosa di grave, ma perché in realtà capita spesso allora riusciremo a proteggerci da ansia, rabbia e dunque stress). È vero che molti pensieri si generano in maniera automatica, ma è altrettanto vero che attraverso un costante esercizio si può, almeno nelle fasi iniziali, identificarli e poi in seguito modificarli. Apprendere e attuare una modalità di pensiero realistico, che non è da confondere con il pensiero positivo (quindi vedere tutto attraverso un filtro), così da riuscire a guardare alle situazioni con realismo e obiettività è sicuramente un primo, ma utile, passo da compiere.
“L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. M. Proust.
Dott.ssa Valentina Guarasci – Psicologi Versilia
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