L’ipocondria è una patologia in forte crescita. Complice l’avanzare delle conoscenze e degli strumenti diagnostici a nostra disposizione si è creata la credenza illusoria di poter controllare qualsiasi malattia.
Del resto, tutti possiamo essere preoccupati per la nostra salute e possiamo aver paura delle malattie, ma quando tale preoccupazione dilaga, diventando una vera e propria ossessione, allora tutto si complica. E così accade che, invece di migliorare il proprio stato di benessere e vivere sereni, si entra in un’angosciosa paura che limita la sfera personale, familiare e lavorativa.
L’ICD-11 (ICD, International Classification of Diseases) definisce l’ipocondria come una “preoccupazione o paura persistente relativa alla possibilità di avere una malattia grave, progressiva o mortale. Tale preoccupazione è associata a interpretazioni catastrofiche di sensazioni corporee o sintomi”. Produce “comportamenti ripetitivi ed eccessivi di attenzione per la propria salute e di evitamento”, oltre a persistere “nonostante la valutazione medica e la rassicurazione adeguata”. (OMS, 2018).
L’ipocondria è tutt’altro che una malattia immaginaria, la sofferenza che sperimenta la persona che ne soffre è autentica e intensa. I comportamenti che chi ha paura delle malattie mette in atto, però, non fanno altro che mantenere il problema se non peggiorarlo. È così l’ipocondriaco amplifica ciò che vorrebbe eliminare.
Vediamo da vicino quali sono le principali psicotrappole in cui cade chi ha paura delle malattie:
L’ipocondriaco attua uno scrupoloso e continuo controllo del proprio corpo trasformando la minima sensazione, il minimo dolore percepito in sintomo sicuro di una grave patologia organica. Accade così che i segnali legati alla normale fisiologia fisica vengano amplificati e mal interpretati. Così facendo cade poi nella trappola del “chi cerca trova, anzi, crea!”. Spesso, gli ipocondriaci arrivano essere così stressati dalla lotta costante contro ogni minima sensazione minacciosa da abbassare le difese immunitarie e diventare letteralmente artefici di ciò che temono.
Nel tentativo di ottenere rassicurazione medica e diagnostica sui propri sintomi, malesseri, dubbi e ipotetiche malattie l’ipocondriaco si sottopone a frequenti controlli medici specialistici, che però non sembrano mai abbastanza neanche quando presentano risultati tranquillizzanti. Si innesca una vera e propria catena infinita di indagini e visite che non rassicura mai o se lo fa, lo fa per un periodo di tempo circoscritto.
Oltre agli ossessivi consulti medici l’ipocondriaco si affida spesso all’esperto digitale, ovvero Internet, e alle sue infinite fonti di informazione. Il web diventa così una trappola ossessiva che finisce per aumentare le preoccupazioni e la paura provata, lasciando più che confusi. Questa tendenza alla diagnosi attraverso informazioni dal web può assumere la forma di un disturbo definito: cybercondria (White, Horvitz, 2009), ovvero “ipocondria digitale”. Tale termine descrive bene il rapporto che sussiste tra la ricerca di informazioni mediche su Internet e lo sviluppo di crescenti preoccupazioni ipocondriache.
Lo sfogo è la verbalizzazione delle ansie e paure provate, questa modalità è volta a ricercare sollievo e rassicurazione. Di solito, infatti, chi è affetto da ipocondria parla con i familiari e gli amici guidato proprio dall’idea che parlare delle proprie ansie sia terapeutico dimenticando che parlare con gli altri non solo non aiuta ma che è anche il modo più potente di amplificare la percezione. Parlare dirige continuamente l’attenzione sulla paura delle malattie, sui sintomi e sui dolori. Questo effetto di amplificazione percettiva è così forte che da solo porta ad una costante rimuginazione che invece di liberare la mente riempie ancor di più.
Nell’ipocondria una psicotrappola opposta a quella del controllo e dell’ascolto costante del corpo è l’evitamento di qualsiasi stimolo possa sollecitare o richiamare la paura delle malattie della morte. Chi cade in questa modalità mette in atto una serie di azioni protettive e di fuga che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero proteggerlo dalla paura (esempio: abbandono dell’attività fisica o sportiva per evitare il rischio di malattie cardiovascolari; eliminazione dei cibi ritenuti pericolosi per la salute per paura di tumori all’intestino, o malattie metaboliche, o…; evitare luoghi o attività ritenute a rischio per paura di essere lontani da ospedali; e così via). L’evitamento, infatti, da una parte produce una reale, anche se momentanea, percezione di calo della tensione, ma dall’altra alimenta la paura che si voleva eliminare evitare diventando solo una sorta di ansiolitico ad effetto immediato. La tranquillità che il paziente ipocondriaco ha è solo illusoria, momentanea e irreale.
L’ipocondria è una patologia dalle conseguenze deleterie non solo per la vita della persona che la subisce ma anche per coloro che devono affrontare questa condizione di riflesso.
L’ipocondriaco, infatti, vivendo in costante allerta e preoccupazione e fa si che ogni minima alterazione diventa fonte di malessere che lo intrappola in un vortice annichilente fatto di controlli medici, di ossessivi monitoraggi del proprio corpo e di paure che finiscono per danneggiare l’umore e la qualità della vita in ogni suo ambito. Il Centro di Terapia Breve Strategica ha formulato degli specifici protocolli di intervento così da permettere a chi vive in questa morsa di ritrovare il benessere perduto.
Innanzitutto, l’intervento terapeutico metterà a fuoco le difficoltà che il paziente vive e interverrà sugli inutili tentativi di soluzione da lui messi in atto. Primo obiettivo, infatti, è quello di interrompere il circolo vizioso disfunzionale attivato che si rivela giorno dopo giorno invalidante e pieno di sofferenza.
“Quell’agente patogeno,
mille volte più virulento di tutti i microbi,
l’idea di essere malati.”
Marcel Proust
Bibliografia:
Nardone, G. (2016) Psicotrappole. Le sofferenze che ci costruiamo da soli: riconoscerle e combatterle. Milano: Ponte alle Grazie.
Bartoletti, A. (2018). La paura delle malattie. Psicoterapia Breve Strategica dell’Ipocondria. Milano: Ponte alle Grazie.
Zacchetti, E.; Castelnuovo, G, (2014). Clinica Psicologica in psicosomatica. Medicina e psicologia clinica fra corpo e mente. Milano: Franco Angeli.
Nardone, G. (2016). La terapia degli attacchi di panico. Milano: Ponte alle Grazie. Organizzazione Mondiale della Sanità (2002). Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute. Gardolo: Edizioni Erikson
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