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BULIMIA: QUANDO IL CIBO TRAVOLGE

Bulimia: quando il cibo travolge

BULIMIA: QUANDO IL CIBO TRAVOLGE

 “L’ingordigia è un rifugio emotivo: è il segno che qualcosa ci sta divorando”

Principe De Vries

 

La bulimia è la patologia del comportamento alimentare che nella nostra società appare sempre più in aumento. Letteralmente il termine bulimia significa “fame da bue”, tale traduzione però non è del tutto rappresentativa di ciò che accade. Infatti, chi è affetto da questo disturbo alimentare non ingurgita cibo per soddisfare un bisogno fisiologico; ma lo fa, prevalentemente, guidato da un desiderio inarrestabile. Desiderio che diventa travolgente al punto tale da portare la persona a mangiare qualunque cosa. E solo dopo essersi ingozzata, a sentirsi profondamente in colpa per non essere riuscita a controllarsi.

 

CRITERI DIAGNOSTICI DELLA BULIMIA NERVOSA SECONDO IL DSM-5:

  1. Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:
  • Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
  • Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).
  1. Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
  2. Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
  3. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.
  4. L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.

 

In remissione parziale: successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per la bulimia nervosa, alcuni, ma non tutti, i criteri sono stati soddisfatti per un consistente periodo di tempo.

 

In remissione completa: successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per la bulimia nervosa, nessuno dei criteri è stato soddisfatto per un consistente periodo di tempo.

Livello di gravità attuale

  • Lieve: se presente una media di 1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Moderato: se presente una media di 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Grave: se presente una media di 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Estremo: se presente una media di 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.

 

BULIMIA NERVOSA: TERAPIA BREVE STRATEGICA

Come già accennato in precedenza i disturbi alimentari sono patologie in rapida evoluzione. Essi, infatti, si modificano in concomitanza con l’evoluzione della società e per questo richiedono interventi terapeutici in grado di aggiornarsi continuamente. Gli studi empirici condotti da oltre trent’anni presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo hanno dimostrato che la bulimia è un disturbo alimentare che non va confuso con il disturbo da vomito (o vomiting) o con il Binge Eating. Il disturbo da vomito è basato sul puro piacere di mangiare per vomitare. Il Binge Eating è la patologia in cui sono presenti abbuffate associate poi a lunghi periodi di digiuno. Secondo l’approccio breve strategico si può parlare di bulimia in presenza di un’irrefrenabile compulsione a ingurgitare enormi quantitativi di cibo e non per soddisfare un bisogno fisico quanto per riempirsi.

 

Va detto che le persone affette da bulimia nervosa, così come coloro che soffrono di disturbi anoressici, generalmente sono persone estremamente sensibili e con una grande fragilità a livello emotivo. Rispetto alle persone anoressiche, che sono bravissime a controllarsi al punto tale da tenere a bada il desiderio di mangiare attraverso l’astinenza, le bulimiche faticano a controllare le loro reazioni. Inoltre quest’ultime sono costantemente terrorizzate dalle perdite di controllo e così più si sforzano e si limitano nel concedersi il cibo più finiscono per cadere in un vortice irresistibile. Il cibo, infatti, per chi soffre di bulimia diventa il rifugio sicuro che permette di evitare di affrontare difficoltà vissute come insormontabili, soprattutto rispetto alla sfera relazionale.

 

DISTINGUIAMO TRE TIPOLOGIE DI PAZIENTI BULIMICI:

  1. Coloro che mangiano continuamente durante tutto il giorno senza attuare vere e proprie abbuffate. Il cibo è puro godimento, un vero e proprio piacere irrinunciabile e per tale motivo non si preoccupano del peso. La lancetta della bilancia aumenta in modo esponenziale e con essa tutti i problemi legati all’eccesso di peso corporeo. È a causa di quest’ultimi che, esortati da familiari o medici, questi pazienti giungono all’attenzione clinica.
  2. Coloro che utilizzano il cibo come mezzo per compensare un vuoto o delle mancanze o ancora per proteggersi da possibili relazioni che sono vissute come faticose da fronteggiare. Essere in sovrappeso, e dunque meno desiderabili a livello estetico di quanto si potrebbe essere se si fosse più magri, rappresenta una sorta di corazza. Quindi il grasso è il guscio protettivo. Queste persone lottano contro il peso e si sforzano di mettersi a dieta, ma puntualmente sperimentano due esiti. O non ci riescono, oppure riescono per un periodo ma poi ricadono nella sintomatologia bulimica, soprattutto quando si scontrano con eventi percepiti come troppo paurosi o dolorosi.
  3. Coloro che alternano periodi di osservanza di un regime dietetico, durante il quale riescono a perdere molti chili, a periodi di alimentazione incontrollata in cui finiscono per perdere il controllo con la conseguente riacquisizione di tutto il peso perduto. Seguire una dieta rigida, suddividendo i cibi in “buoni” (ovvero a basso introito calorico) e “cattivi” (ovvero ad alto introito calorico) diventa così la strategia peggiore. La restrizione diventa la tentata soluzione per eccellenza che contribuisce a mantenere il problema. E non solo a minare sia il rapporto con il cibo, che il proprio senso di autoefficacia.

 

BULIMIA: PSICORIFLESSIONI CHE AIUTANO

Ci sono alcune cose che sicuramente chi soffre di bulimia può iniziare a fare. Innanzitutto, ritengo sia fondamentale riflettere su tutte quelle modalità che costantemente, o quasi, vengono attuate e che non funzionano.

Mettersi a dieta ferrea, saltare i pasti, ricorrere solo a cibi ritenuti salutisti, e chi più ne ha più ne metta se alla fine conducono verso risultati nulli o effimeri e verso grande frustrazione sicuramente non sono una buona soluzione da reiterare. Non bisogna dimenticare che tutto ciò che controlliamo o peggio neghiamo ci appare sempre più desiderabile e in quanto tale diventa impossibile farne a meno… e così ecco fallire tutti i nostri buoni propositi. Anche le nostre emozioni meritano ascolto, le emozioni inespresse si accumulano, è come se mettessimo della polvere sotto un tappeto: il fatto di non vederla non vuol dire che essa non ci sia, anzi! Prima o poi quella polvere inizierà a creare increspature sempre più grandi che finiranno per alterare la superficie del tappeto. Riflettere e considerare ciò è un primo piccolo passo verso se stessi.

 

BULIMIA: PSICOSOLUZIONI

La bulimia è un disturbo alimentare complesso, ma questo non vuol dire che sia necessario tanto tempo per risolverlo. In tal senso la terapia breve strategica ha dato ottimi risultati, grazie all’utilizzo di protocolli specifici a seconda della tipologia di bulimia.

Obiettivo in tutte e tre le tipologie è quello di agire attivamente sull’equilibrio disfunzionale che intrappola chi soffre e costruire un sano e duraturo rapporto con il cibo e con se stessi.

In generale, la ricerca sull’efficacia del trattamento strategico della bulimia ha mostrato una validità transculturale e un’efficacia nel mantenimento del tempo dei risultati terapeutici pari all’88% dei casi.

 

BIBLIOGRAFIA:

Nardone G., Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Ponte alle Grazie (2003)

Nardone G., Selekman M., Uscire dalla trappola. Ponte alle Grazie (2011)

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    ❣️Quante volte sentiamo di dover avere un cont
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.
.
Ma la verità è una sola: controllare, vietare, giudicare, e potrei continuare ancora, sono tutte modalità che portano dritti dritti verso la trappola del fallimento.
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❣️
Cosa accadrebbe invece se sostituissimo i divieti con l'ASCOLTO del nostro corpo, della nostra pancia, della nostra mente? 
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Ricorda che l'ascolto consapevole genera equilibrio e produce benessere!
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